Ho un debole per i progetti collaborativi, per le idee che diventano arte solo se partecipate. Perché un insieme di punti di vista è una magia, è visione, armonia, sperimentazione. Accoglie tutto quello che entra, unisce elementi che solo nel gruppo assumono valore. Mi fanno venire in mente gli stormi di storni (non è un gioco di parole) di cui ho parlato qui. Ogni uccello interagisce con i suoi sette vicini più prossimi, ma tutti i movimenti di ogni esemplare influiscono sull’intero gruppo e contemporaneamente ne sono influenzati. Tra l’altro pare che non ci sia (ancora) una spiegazione scientifica delle meravigliose coreografie che disegnano in volo: sono espressioni di gioia e movimento. Che gli storni abbiano idea di cosa sia la bellezza?
Forse se anche noi ci muovessimo facendo attenzione alle sette persone più vicine a noi creeremmo qualcosa di straordinario.
Il titolo di questa newsletter, “Prenditi cura di te, è anche il nome di una delle mie opere d’arte preferite. In originale “Prenez soin de vous”, è un progetto collaborativo di Sophie Calle che nasce da un’e-mail che l’artista ha ricevuto dal suo compagno, in cui l’uomo pone fine alla loro relazione. Calle decide di sottoporla a 107 donne chiedendo loro di analizzarla e interpretarla in base alla loro specifica professionalità.
“Ho ricevuto una mail in cui mi si diceva che era finita.
Non sapevo come rispondere.
È stato come se non fosse indirizzata veramente a me.
Finiva con le parole “Prenditi cura di te”.
E così ho fatto”.
L’artista chiede a tutte queste donne che cosa significa “prenditi cura di te”: come si fa ad averne, come si affronta e si supera il vuoto spaventoso dell’assenza. Ognuna ha risposto a suo modo, attingendo al repertorio di strumenti creativi che ognuno di noi possiede, e che spesso ci salva: nelle mani di un’illustratrice la mail diventa una storia comica, la giudice ne fa una sentenza, la sessuologa risponde con una ricetta su carta intestata, l’avvocatessa suggerisce due anni di carcere e 37 euro di ammenda per il soggetto, colpevole di truffa e contraffazione. C’è anche chi ne ha fatto un cruciverba o una melodia.
Da questo progetto sono nati una mostra alla Biennale di Venezia 2007 e un libro molto bello con la copertina fucsia metallizzata, dedicato ovviamente all’autore della mail.
The Endless Orchard
Nel 2012 ho visitato Manifesta a Palermo. Quando ci penso sento ancora lo stupore che ho provato di fronte a certe istallazioni, come “Fallen Fruit” a Palazzo Butera. Di quell’esibizione mi sono portata a casa il rosa delle pareti, l’impronta dei limoni caduti e una mappa. Non una mappa geografica, ma del tesoro: un poster che indicava dove avrei potuto trovare a Palermo alberi da frutto pubblici. Poi ho scoperto che è un progetto globale, che c’è un sito che li raccoglie tutti, una mappa collaborativa che segnala la posizione di centinaia di alberi da frutto in spazi pubblici e privati, alberi che molto spesso sono del tutto trascurati e ignorati, e che possono sfamare qualcuno nel bel mezzo di una città.
“Gli alberi da frutto sono generosi e dolci. La frutta è un dono che tutti possono condividere. Un albero da frutto è un connettore naturale tra persone e luoghi.”
Pensandoci adesso, nella mia città ce ne sono tanti. C’è un nespolo proprio sotto casa mia, pochi passi più in là un ciliegio e degli alberi di fico. Vicino all’ufficio c’è un albicocco che in questo momento è così carico da piegarsi. Forse dovrei mapparli, ma poi penso che è tutto cibo per gli animali che passano di lì: merli, ricci, scoiattoli, passeri, topolini. Non vorrei mai rovinare loro il banchetto.
Ognimare
Chi mi conosce, conosce anche questo progetto di narrativa sul mare. È nato nel 2020, dopo un viaggio in nave nell’oceano Atlantico in cui ero terrorizzata dalle onde giganti che agguantavano lo scafo, mentre due signore bretoni sedute accanto a me giocavano a carte come fossero in spiaggia. Conoscevano molto bene quelle navi e quel mare, era parte della loro cultura ed esperienza, forse lo avevano anche nel sangue. In quel momento ho pensato che ciascuno di noi ha un mare dentro di sé, nei propri ricordi, che fa da sfondo a periodi speciali della propria vita oppure alle vacanze estive ogni anno. Non un mare qualsiasi, ma proprio quello lì. E possiamo affermare di conoscerlo molto bene: sappiamo com’è la sua temperatura in giugno, com’è il fondale quando la notte prima ha piovuto, in che punto ci sono le correnti fredde e che rumore fanno le sue onde sulla battigia. Ecco un pezzo del mio (da cui tra l’altro vi sto scrivendo oggi):
E pensavo che fosse un mare pieno di stelle sul fondale, tante ne ho viste caderci dentro il 10 agosto, un mare di desideri persi e di baci sbagliati. Un mare che aveva il potere di lavare via gli errori e inzupparti di nostalgia, con l’ultimo bagno dell’estate.
Ho raccolto queste storie di mare, ma soprattutto d’infanzia, vita, amicizia, amore e nostalgia qui. Già che ci sono te lo chiedo dai…
Ecco fatto, siccome si avvicinano le vacanze mi è venuta voglia di orizzonti azzurri, aria fresca, terra e ombra. Un piccolo viaggio tra le righe, che spero vi abbia portato un po’ di refrigerio. Nel prossimo numero intervisterò un grande cantastorie (mi piace definirlo così) e poi, prima di partire per le mie vacanze, mi piacerebbe raccogliere le vostre opinioni su Morbido. È già tempo di fare i conti, ma siccome i numeri non mi piacciono e non mi sono mai piaciuti, chiamiamoli “pensieri”. Ah e poi sto pensando a un esperimento, spero di riuscire a parlarvene al più presto!
Zollette
Piccole dosi di gentilezza
Dear data è un progetto di disegno dei dati su cartoline che due pluripremiate information designer si sono scambiate per un intero anno. Ci sono ad esempio infografiche su “Quanti arrivederci ho detto questo mese” e “Porte che ho attraversato”.
L’orso più tenero: il grande orso bruno ogni volta che incontra un altro animale, non può fare a meno di dire: “Vorrei abbracciarti”. Però nessuno ha mai accettato perché sono tutti convinti che sia pericoloso… finché non arriva una lupa.
Museo dei quaderni l’unico al mondo dedicato alle memorie dell’infanzia conservate in quaderni di scuola, diari, lettere scritti da bambini e bambine tra la fine del 1700 e i primi anni 2000.
Belle parole
/Samar/
Questa parola araba si può tradurre con la veglia prolungata fino a notte fonda ascoltando i racconti di chi è con te, e condividendo il tuo. Cullato dalla voce dei compagni, non ti accorgi che la sera è scivolata nella notte e che il fuoco è diventato brace.
Grazie per avermi letta fino a qui. Ti auguro una bella domenica.
A presto
Valentina
Quanta poesia nelle tue parole e che voglia di orizzonti azzurri e di sguardi verso l’infinito… 😍
Primo weekend al mare con il mio bimbo di 8 mesi. Stesso posto di quando io avevo la sua età e che ha fatto parte delle mie vacanze da sempre.
Ma il mare in cui non vedo l’ora di portarlo è quello greco, il mio preferito, con quei blu e turchesi che ti riempiono gli occhi e il cuore.