La frase, se ci pensate, è «a Natale siamo tutti più buoni». Dice «siamo tutti più buoni», implicando che fossimo buoni anche il resto dell’anno, ma a Natale di più? Un miglioramento di una condizione che era già ammirevole. Oppure al contrario, significa che a Natale ci limitiamo ad aumentare il nostro tasso di bontà, ma non è che questo necessariamente ci renda molto buoni. Da zero a dieci prima eravamo buoni zero, e a Natale siamo buoni uno: «più buoni», innegabilmente, ma sempre pessimi.
Inizia così l’editoriale di Luca Sofri nelle prime pagine di “Natale tutti insieme”, l’ottavo numero di “COSE spiegate bene” dedicato al Natale. Una visione non esattamente positiva del genere umano che, per quanto si sforzi si migliorare, rimane comunque deludente. Io non la vedo così, non oso pronunciare o scrivere parole di profonda sfiducia, non sono cinica e nemmeno pessimista. Una mia amica ieri mi diceva che esternare gratitudine genera energie positive, parlare male di qualcuno, al contrario, ne genera di negative. E siccome una delle poche cose in cui credo è l’energia, restiamo positivi. Cercare di essere più buoni è un’intenzione indubbiamente positiva, ma lo sarebbe ancora di più se non smettessimo di provarci una volta passate le feste. Anzi, sarebbe fantastico se ogni Natale provassimo a essere più buoni del precedente, ma non del Natale precedente, proprio di tutto l’anno, e con l’impegno a esserlo fino al Natale successivo.
Perché rinunciare a essere migliori sempre, impegnandoci solo un mese, quando possiamo dare prova di onestà e costanza ogni giorno dell’anno?
C’è chi ritiene che a Natale “siamo tutti più buoni” perché è rimasta una delle poche celebrazioni non divisive (forse oltre alla grigliata di Pasquetta), dove siamo più o meno tutti d’accordo di trovarci col sorriso intorno a un tavolo e arrivare al panettone senza discussioni. È una delle poche feste, insomma, che ci mette in qualche modo sulla stessa lunghezza d’onda: tendiamo a evitare (o rimandare) i conflitti in favore di un momento sereno con la famiglia. Qualcuno potrebbe definirla ipocrisia, ma non la vedrei così, per me è un’occasione per dimostrare a noi stessi che ce la possiamo fare a essere migliori. Ipocrisia è smetterla di farlo il giorno dopo.
C’è un detto “Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. Scommetto che in pochi sono riusciti a seguire il consiglio fino in fondo, ma forse varrebbe la pena provare invece a vivere ogni giorno, nel nostro piccolo, come se fosse Natale: cercando di essere positivi verso gli altri, prediligendo la serenità comune sopra quella individuale per mantenere un clima sano, avere quel pensiero in più per il nostro amico, cugino, collega, anche senza regalo. Si chiama empatia, si impara e si fa. (C’è stato un periodo in cui ogni Natale portavo al canile una scorta di cibo. Adesso mi chiedo perché lo facessi solo in quei giorni, come se i cani mangiassero di più sotto Natale. Meglio di niente, penserete voi.)
Dolci come il pan di zenzero
Secondo il report di Klarna "Festive Feels: how identity impacts the way we celebrate the holidays", il 66% degli italiani ama profondamente le tradizioni natalizie. Le luci, la neve, le decorazioni, le musiche allegre, il calore delle case e delle famiglie creano un’atmosfera che aumenta il buonumore, un lubrificante per le relazioni. E così ci troviamo a essere più gentili, solidali e comprensivi sotto Natale. A volte mi chiedo se sia un retaggio della nostra infanzia, quando ci raccomandavano di fare i bravi il mese prima di Natale perché solo così avremmo ricevuto dei regali. Ci viene spontaneo fare “i bravi” insomma, un comportamento acquisito da bambini e talmente radicato che fatichiamo a uscire dalla dinamica.
Ho la sensazione che ogni anno il Natale arrivi prima. Da Ikea hanno iniziato ad allestire il reparto dedicato quando ancora non era passato Halloween. Operazione che incoraggia il consumismo certo, ma incoraggia anche il buonumore (e quindi il consumismo). Il professor Erlanger A. Turner, psicologo clinico presso la Pepperdine University, ha affermato che la scelta di decorare in anticipo può essere spiegata dalla cosiddetta teoria dell'anticipazione della gioia.
Decorando in anticipo, le persone possono prolungare il senso di eccitazione e felicità associato al periodo delle feste – ha spiegato a Daily Mail – quando le persone cominciano a prepararsi mentalmente a esperienze piacevoli, come le decorazioni e le celebrazioni natalizie, l'attesa della gioia aiuta a migliorare il loro umore e il loro benessere.
Natale senza i tuoi
A volte mi sento in una di quelle palle di vetro con la neve, immersa nella magia natalizia, perfettamente inconsapevole che fuori dalla mia vetrina scintillante ci sono tante persone per le quali il Natale rappresenta il periodo più triste dell’anno. Parlo di coloro che si trovano in carcere ad esempio, oppure gli anziani che vivono soli o nelle RSA, i bambini che non hanno una famiglia.
Francesco Ruotolo fa l’infermiere in sala operatoria, ma in passato ha lavorato anche in corsia e in una casa di riposo. Degli ospedali racconta che sotto Natale le corsie si svuotano e i pazienti, per lo più anziani, rimangono soli abbandonati a loro stessi. Sono pochi i parenti che vanno in visita il giorno di Natale o la Vigilia.
Alessio Gobbis, consulente finanziario che veste i panni di Babbo Natale negli ospedali durante le feste, ha fondato un’associazione per distribuire regali alle persone ricoverate. Degli ospedali dice che sono posti in cui “non sai mai se la tua presenza farà piacere perché porta allegria, oppure dispiacere perché rendi più evidente la differenza tra te che stai bene e loro che no.”
Nelle carceri la situazione è diversa perché sotto Natale la distanza dai familiari si percepisce più del solito, si innescano riflessioni sulla propria vita e aumenta il senso di vuoto. Il fatto di non poterlo “colmare” con il calore e la vicinanza dei familiari causa nei detenuti sentimenti negativi quali frustrazione, rabbia e senso di emarginazione.
Ma che cos’è il Natale?
Il 25 dicembre, cattolici e protestanti celebrano la nascita di Gesù. Ma nessuno dei Vangeli suggerisce che sia venuto al mondo proprio quel giorno di quel mese, anzi, non c’è nessuna traccia a riguardo. I cristiani hanno poi fissato l’evento in quella data per “cristianizzare” le feste pagane che si celebravano nell’Impero Romano già in quel periodo: i Saturnali e la festa del Sole Invitto (Sole invictus, ovvero mai sconfitto) che si tenevano tra il 17 e il 23 dicembre.
In tutte le culture antiche dell’emisfero boreale il solstizio d'inverno viene festeggiato perché è il giorno dopo il quale le giornate ricominciano ad allungarsi, e per questo è legato alle divinità solari. Durante i Saturnali succedevano cose straordinarie tipo il ribaltamento delle regole e delle gerarchie: capitava ad esempio che i padroni servissero gli schiavi a tavola. Molte tradizioni dei Saturnali si sono trasmesse al Natale che oggi tutti conosciamo, come ad esempio lo scambio dei regali che ai quei tempi consistevano in statuette che riproducevano figure umane o animali.
A caval donato
Regalare qualcosa è un modo universale per ringraziare qualcuno, stringere un legame o consolidare un rapporto. Ma il galateo dei regali cambia da un Paese all’altro: in alcune culture i doni sono visti come qualcosa di superfluo (per esempio in Scandinavia), altre in cui rappresentano un rito sociale quasi obbligatorio (come in Giappone), e altre invece in cui è suggerito rifiutare un certo numero di volte prima di accettare. Uno degli aspetti fondamentali del galateo del dono riguarda proprio il modo in cui accettiamo i regali.
In occidente i regali si scartano subito – meglio dopo aver letto il biglietto – di fronte a chi ce li ha portati, e si ringrazia vivamente, spesso con un bacio. In oriente invece meglio aprire i doni in privato per evitare di far rimanere male l’autore del regalo nel caso in cui il nostro volto dovesse tradire delusione.
In tutta l’Asia i doni si porgono e si ricevono con entrambe le mani. In Cina, a Hong Kong e Singapore può esserci l’usanza di rifiutare tre volte il dono prima di accettarlo.
In Giappone lo scambio dei regali è particolarmente ritualizzato: ci si scambia doni a capodanno, nel corso dell’estate e molto spesso per rinsaldare legami, sia sociali che lavorativi. Si regalano anche oggetti di piccolo valore, ma sempre incartati e confezionati con la massima cura. Per questa ragione, aprire un regalo, o peggio, strappare la carta davanti a un giapponese è un gesto estremamente scortese.
Indipendentemente dalla cultura, penso che strappare la carta sia sempre scortese: non potete sapere quanta cura, tempo e impegno ci ha messo una persona a incartare il regalo, e soprattutto non sapete quanto sia faticoso per me fare dei pacchetti decenti : ) Aggiungo che la carta, qualsiasi carta, va sempre trattata bene, perché una volta era un bellissimo albero.
Zollette incartate
Una piccola guida ai regali di Morbido
Una stampa (o un workshop) della fantastica di Elena Maricone 🖍
Un tenerissimo libro sul Natale ispirato a una storia vera, di Serena Mabilia 🎄
Le poetiche ceramiche a fiori blu di ErbaceaLab 🫖
Un micromondo da indossare creato da Mimatic Handmade 💍
200 deliziose ricette vegetariane di Myriam Sabolla 🥦
Un viaggio tra le isoleombra di Andrea M.Alesci 🏝
Il divertente silent book per grandi e piccoli di Filobook 🐒
Una soffice sciarpona di cachemire e viscosa di Silvia Lingeria 🧣
L’ultimo romanzo di Lorenza Gentile sulle porte che sia aprono 🚪
Un desiderio espresso da un nonnino ai Nipoti di Babbo Natale 👨🏼🦳
I libri di Minibombo che mi sorprendono sempre per l’arguzia e la bellezza 🐝
La subscription a Morbido : )))) 💝
Belle Parole
/Strenna/
Dal latino strena ‘presagio, augurio’, la strenna è un dono fatto o ricevuto in occasione di festività annuali. Ma si parla di strenne anche per indicare le edizioni dei libri che gli editori stampano proprio in vista delle feste: pubblicazioni particolari, magari con finiture di lusso, o anche solo ristampe di un libro che ha avuto successo e che può rappresentare una buona idea regalo. I libri sono sempre una buona idea.
Natale non è tanto aprire i regali quanto aprire i nostri cuori.
(Janice Maeditere)
Valentina, che ampia riflessione sul senso del Natale.
E grazie per avere messo le Isoleombra in una lista così bella di doni ❤️.